L’impressione è proprio quella. Sì, quella del “ci risiamo” ma a piccole dosi.
Attendiamo l’ennesimo DPCM notturno che definirà le ulteriori misure di contenimento dei contagi che stanno nuovamente crescendo. Una fiammata che preoccupa e non poco. Non ho nessuna intenzione di entrare nella diatriba di chi nega e di chi aumenta le cifre, di chi semina terrore o di chi ostenta tranquillità assoluta. I numeri sono la migliore risposta e la calma è l’atteggiamento più razionale che si possa adottare, soprattutto se messi di fronte ad una nuova emergenza.
Però è proprio questo il punto, perché è bene chiedersi se abbia senso aspettare da giorni un DPCM funzionale a controbattere una (ennesima) emergenza. Lo sentiamo dire ormai da quasi un anno che ogni DPCM è emergenziale, ma poi o non arrivano o finiscono per chiamarsi con il mese di origine e non con quello di emanazione.
Il vero problema però, emergenza a parte, è che la situazione rischia nuovamente di fermare tutto e di mettere le nostre vite a rischio. Questo non soltanto a causa del virus, bensì soprattutto per effetto delle stesse misure che il governo intende adottare. Non parlatemi infatti di prolungamento del divieto di licenziamento o di applicare la CIG ad libitum. Non parlatemi del fondo perso, che per molti sta diventando una complicazione se non una vera e propria beffa, né di contributi o crediti di imposta sulle sanificazioni.
Credo che se il prossimo inverno sarà nuovamente contraddistinto da chiusure e minori (o assenti) flussi turistici esterni (perché così oggi è), sarà meglio per il Governo centrale, al di là delle fantomatiche attese del Recovery Fund o delle salvifiche applicazioni del MES, valutare seriamente la proposta (o proposte similari) del BIANCO FISCALE.
Questo se applicato in combinazione con altre misure (ovviamente) consentirà di poter evitare oltre al danno anche la violenza di uno Stato che da un lato tende la mano con due lire (i vari aiuti e aiutini) e dall’altra mette mano nelle tasche già vuote dei propri cittadini.