Golden Power su UniCredit-BPM?

Grandi manovre su UniCredit-BPM

Golden Power su UniCredit-BPM?

Golden Power su UniCredit-BPM? 1024 922 Stefano Aggravi

Golden Power su UniCredit-BPM? Forzatura politica per un’operazione di mercato. Trovo profondamente discutibile — e avevo già avuto modo di dirlo — che si parli di applicazione della Golden Power in un’operazione come quella che UniCredit ha lanciato su BPM. Non siamo di fronte a un’acquisizione straniera o a una minaccia per asset strategici nazionali da parte di soggetti esterni: siamo dentro i confini del sistema bancario italiano, tra due realtà che operano sotto vigilanza nazionale ed europea. Parlare di “interesse nazionale” in questo contesto non è altro che assurda e becera propaganda politica di qualcuno.

Il Consiglio dei ministri – almeno – ha evitato il veto e si è limitato a un via libera condizionato. Ma a cosa servono questi « paletti », se non a mascherare l’incapacità (o la non volontà) di prendere una posizione chiara? Mantenere sedi, rapporti impieghi/depositi o livelli di project financing sono ordinaria amministrazione per chiunque voglia davvero integrare due strutture in modo responsabile. Che senso hanno questi « paletti »?

La verità è che evocare la Golden Power in questo caso è una forzatura. E come tutte le forzature, rivela più le debolezze del sistema che non la sua capacità di difendersi. Se l’obiettivo è tutelare la pluralità del sistema bancario o presidiare il radicamento territoriale, allora serve una politica industriale e creditizia coerente, non uno strumento emergenziale applicato a piacimento.

Si dà l’illusione di esercitare controllo, ma in realtà si sceglie di non decidere, o peggio, di decidere in modo opaco. E in tutto questo, l’operazione UniCredit-BPM scivola via tra formalismi, lasciando ancora una volta inevasa la domanda vera: che ruolo vogliamo per il nostro sistema bancario? Perché se la risposta è “ce lo dirà il mercato”, allora almeno lo si lasci fare, per l’appunto, al mercato.