Golden Power senza confini? Negli ultimi mesi, il cosiddetto “risiko bancario” – il complesso intreccio di fusioni, acquisizioni e strategie finanziarie nel settore bancario italiano – si è nuovamente intrecciato con le posizioni del Governo. Tuttavia, emergono dubbi sull’interventismo pubblico e sulle possibili logiche di parte nell’ambito delle operazioni bancarie, che potrebbero distorcere le dinamiche di mercato anziché garantirne l’equilibrio.
Inizialmente, il dibattito si è concentrato sulla paventata intenzione di attivazione del Golden Power in occasione dell’OPS lanciata da Unicredit su BancoBPM, con l’intento di proteggere l’istituto di Piazza Meda da presunte “aggressioni straniere” e salvaguardarne i posti di lavoro. Tuttavia, il perimetro di applicazione del Golden Power sembra ora ampliarsi potenzialmente a qualsiasi operazione finanziaria e industriale, sollevando preoccupazioni sulla sua possibile estensione e sulle implicazioni per il libero mercato.
Le recenti dichiarazioni dell’esecutivo sulle ambizioni del Monte dei Paschi di Siena (MPS) verso Mediobanca evidenziano ulteriori criticità. Al di là delle intenzioni dichiarate, l’operazione solleva dubbi significativi, considerando la marcata differenza tra le due realtà in termini di business model e settori di riferimento. MPS, con un profilo fortemente radicato nel credito retail e corporate, è altra cosa rispetto a Mediobanca, orientata prevalentemente verso il wealth management e l’investment banking.
Se da un lato il Governo parla di stabilità del sistema bancario e tutela dei risparmiatori, dall’altro si rischia di introdurre un livello di ingerenza che potrebbe compromettere la competitività stessa del settore nonché la fiducia degli investitori. La ricerca di un equilibrio tra interventismo pubblico e libera concorrenza sarà dunque cruciale per il futuro dell’economia italiana, evitando che l’ampliamento del Golden Power possa diventare di fatto uno strumento di controllo (o ingerenza) per qualsiasi operazione strategica, anziché un meccanismo di tutela per gli asset realmente critici del Paese.