La grande frana che ha colpito qualche giorno fa la Maurienne, bloccando il traffico pesante al Traforo del Frejus, e l’incidente ferroviario che ha bloccato a sua volta il transito delle merci al Gottardo, non hanno fatto che aumentare il “livello di carico” oggi insistente sulla via del Tunnel del Monte Bianco. La data del 4 settembre è dietro l’angolo, quella del 17 dicembre più in là e così prossima a Natale (e questo mi preoccupa non poco quando si parla di far slittare i lavori già programmati).
La preoccupazione è grande, almeno di chi scrive (ma non sono il solo), per quello che succederà. Come scrivevo già qualche giorno fa di tempo se ne è perso, così di risorse, così di opportunità. Certi momenti storici ed economici si ripresenteranno (forse) tra molto tempo e fare certe opere oggi è ben più costoso e complicato di una volta. Non voglio assolutamente parlare di falsi miti o veri e propri “sogni infrastrutturali”, bensì dire che mai come ora serve lucido pragmatismo e contezza di fare quello che si può realmente fare.
Effetti collaterali e vecchi problemi
A rischio non c’è soltanto il 10% del Pil della Valle d’Aosta, bensì ricadute negative su di un intero sistema che non è rappresentato soltanto dal Nord Ovest d’Italia, bensì (anche se sembrano far finta di nulla) anche dal Sud Est della Francia: un pezzo importante di Europa. Certo è che dossier di questa grandezza devono e possono essere necessariamente gestiti da un livello superiore a quello locale, ma senza dimenticarsi ruoli e responsabilità di tutti (Europa compresa). A livello locale poi, la Regione si troverà oltre il 4 settembre con anche gli effetti negativi determinati dalla chiusura della ferrovia (per l’elettrificazione della linea), l’aumento naturale del traffico su gomma, ma anche con problemi che comunque persistono da anni: la frana di Quincinetto che incombe proprio sull’entrata italiana della nostra Valle.
Serve un ragionamento complessivo
Bene ha fatto il Ministro Salvini ad interloquire con le Autorità francesi, così come ha giustamente fatto anche il Ministro Tajani. Tuttavia, spesso risolto un problema si rischia di dimenticarsi di altri che già c’erano e magari sono pure peggio. Credo, seppur molto modestamente, che sia quanto mai necessario aprire un serio e concreto (in termini di risorse e tempistiche di realizzo) ragionamento sul futuro e le progettualità inerenti le infrastrutture logistiche e i valichi dell’area del Nord Ovest proprio per non dimenticare le interrelazioni naturali ed obbligate che queste infrastrutture hanno tra loro. Non sarà facile recuperare il tempo perso, ma non ci si può più arrendere all’evidenza e restare in balia delle emergenze (e questo anche Parigi dovrà prima o poi capirlo).
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