Il primo default dell’era mobile e social? Ricorderemo il fallimento della Silicon Valley Bank come il primo dell’era del digital banking e dei social network? Sono bastate più o meno di dieci ore per vedere sparire dai conti correnti della banca più di 42 miliardi di dollari. Un ritmo da 1,2 milioni al secondo. Una frequenza letale per una realtà finanziaria di poco più di 40 mila clienti.
Una fuga velocizzata dal tam tam social che alcune figure di spicco del mondo tecnologico che gravita intorno alla Silicon Valley hanno in qualche modo alimentato con tweet, post e immediate prese di posizioni social. Un effetto emulazione che ha portato alla valanga di bonifici in uscita e che hanno determinato quello che leggiamo sui giornali.
Il primo default dell’era mobile e social? Chi si occupa di banking (e non solo) si chiede giustamente cosa ne è stato dei controlli. Il grande capo di KPMG si è giustamente premurato di ricordare come le opinion dei revisori siano rilasciate sulla base delle informazioni in loro possesso nel momento di rilascio. Ma cosa ne è stato delle attività di controllo condotte nel continuo dalle funzioni di controllo della banca? Forse erano troppo impegnate nel marketing del politically correct?
Non è un mistero che la banca fosse priva di un responsabile della gestione del rischio da più di nove mesi e che la gestione della leva dei tassi di interesse del portafoglio titoli (proprio della banca) fosse più che sbilanciata. Una gestione del rischio molto dipendente dal fattore “c” che non è mai un bene in qualsiasi caso e realtà.
Le Autorità americane del settore bancario e finanziario hanno avviate le indagini e forse nei prossimi giorni lo scopriremo.
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