Sin dalle prime battute il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha stimolato la fantasia e le aspettative di molti, direi moltissimi. Una sorta di pozzo di San Patrizio in cui poter vedere ogni sorta di progetto e di idea vagamente finanziabile. In realtà, come spesso accade, la verità sta nel mezzo (e anche qualcosa più in là..). Se per molti il PNRR è un grande piano di investimenti paragonato al tanto speculato Piano Marshall, nella realtà dei fatti il PNRR si può invece riassumere come un piano di riforme con qualche importante investimento. Non a caso nell’indice la parola “riforme” sta davanti a “investimenti”.
Non è una considerazione banale o scontata, né strisciante polemica. Il PNRR è prima di tutto un piano di riforme, anche funzionali agli investimenti in questo contenuti. Per questo motivo la querelle tra Letta (sempre più in campagna elettorale) e Salvini meriterebbe una attenzione in più. A chi vede nel DDL Zan, nello ius soli e nella patrimoniale le priorità, occorrerebbe ricordare che in realtà sono le riforme contenute nel PNRR (ref. Punto 2A del Piano) l’unica e vera strada che oggi la politica italiana deve percorrere.
Non c’è via di uscita, né altra prospettiva di un Governo nato per una sola necessità: dare stabilità numerica al Parlamento per vincere la partita del PNRR. Tutto il resto è propaganda politica per le elezioni che verranno.