E’ di qualche giorno fa la notizia dell’utile di 4 milioni di euro con cui l’Azienda USL della Valle d’Aosta ha chiuso il bilancio di esercizio del 2020. Un dato che a prima vista – per molti – parrebbe positivo, ma che per certi versi – non banali – merita, invece, una attenzione particolare. L’Azienda USL è di fatto una realtà di servizio pubblico che non ha azionisti o soci a cui dover distribuire dividendi e questo genera giustamente – almeno a mio modesto avviso – più di una domanda. Si consideri poi che stiamo parlando di un anno, il 2020, che resterà alla storia come l’anno della pandemia moderna: il Covid-19.
Possibile dunque che una realtà così complessa che ha dovuto far fronte ad una straordinaria capacità di reazione (e spesa) abbia potuto generare un utile? Vero è che nulla viene “perso” e lo dice – ovviamente – la stessa dirigenza dell’USL: “L’utile di esercizio viene destinato a riserva di patrimonio netto e sarà oggetto della programmazione utile al miglior impiego possibile, tra cui gli investimenti su attrezzature e tecnologie (…)”.
Per una completa analisi delle cause che hanno determinato questo risultato occorrerà concentrarsi sulle carte, cosa che farò senz’altro quando queste saranno disponibili. Tuttavia, c’è un aspetto da notare che viene evidenziato nelle già citate dichiarazioni dell’Azienda ovvero che “Questa cifra è la risultante di alcune situazioni specifiche, dovute essenzialmente all’emergenza sanitaria: sono chiare sia la spesa sia i risparmi dovuti alla sospensione e alla riduzione di numerose attività ospedaliere e al ‘rallentamento’ di determinate attività ordinarie”. Una affermazione che merita molta attenzione, perché così detto sembrerebbe quasi che lo sforzo per il contrasto al Covid-19 – sicuramente sostenuto grazie ai fondi straordinari di provenienza statale e regionale – sia costato di fatto meno della tipica attività svolta dal Servizio sanitario regionale, in parte sospesa per effetto dell’emergenza sanitaria. Insomma, qualcosa che forse avrebbe meritato una maggior programmazione (o meglio aggiornamento della stessa) in corso d’anno. Ma sicuramente posso aver mal interpretato quanto detto dalla dirigenza USL..
Tuttavia, il tema della PROGRAMMAZIONE resta una questione aperta su molti fronti regionali. Troppo spesso, infatti, questa passa in secondo piano rispetto alla fondamentale importanza che meriterebbe. Questa necessità è tra l’altro richiamata in più passaggi all’interno della Relazione sulla gestione del servizio sanitario della Regione Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste per l’esercizio finanziario 2019 redatta dalla Sezione di Controllo della Corte dei Conti valdostana.
Già nella parte iniziale del documento, infatti, si concentra l’attenzione sul fatto che “La problematica non attiene nello specifico al quantum del finanziamento (…) ma alle difficoltà programmatorie che si riverberano sulla stesura dei bilanci” (ref. pagina 9). La Sezione puntualizza infatti come ad oggi le modalità di calcolo del finanziamento regionale al Servizio sanitario locale non siano allineate alle modalità definite dalla legge regionale di riferimento. A conferma di questo nel proseguo del documento viene sottolineato come “Anche per l’esercizio 2019 risulta carente l’attivazione della metodica di budget, come segnalato anche dal Collegio sindacale (…)” (ref. pagina 21), un aspetto che fa sorgere più di una domanda e meriterebbe, di conseguenza, più di una azione di rimedio in proposito.
La chiusura di bilanci “pubblici” in avanzo è spesso salutata positivamente dai più, come ho già avuto modo di dire. Al contrario questa merita una quasi maggior attenzione rispetto ad altri risultati, soprattutto nei casi in cui diventa tendenziale e persistente nel tempo, a maggior ragione con evidenze di problematiche legate alle metodologie di budget e programmazione in senso lato. Stay tuned..