Come tutti noi abbiamo potuto leggere dai giornali, la Corte suprema tedesca ha imposto al presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmayer di non ratificare la legge sul fondo europeo per la ripresa. Questo sino a quando la Corte non avrà esaminato la legittimità costituzionale del provvedimento, già approvato dal Bundestag e dalla Bundesrat.
Non è la prima volta che l’economista Bernd Lucke, già fondatore della AfD (lasciata) e poi della LKR (Riformatori liberalconservatori), presenta ricorsi alla Corte di Karlsruhe in materia europea. Altrettanto noto era stato il ricorso nel 2018 relativo alle operazioni di quantitative easing (QE) condotte dalla Banca Centrale Europea, questione poi risolta dalla Corte europea di giustizia. Insomma, nulla di sorprendente per cui attendiamo il pronunciamento in tempi brevi.
Ora, la notizia ha sollecitato i “sovranisti europei” che hanno chiamato in causa quelli “nazionali”, rei di voler far saltare il Recovery Plan. Va detto che, a differenza del solito, questi ultimi sulla questione sono rimasti per lo più silenti o con reazioni di mista indifferenza. Resta il fatto che quanto esprimerà la Corte costituirà un passaggio importante su scala europea, proprio perché l’intervento già richiamato della Corte europea sul quantitative easing veniva espresso in funzione del perimetro europeo delle responsabilità sul piano degli acquisti di titoli condotto dalla BCE. In questo caso, invece, l’oggetto del contendere è “giocato in casa”.
Non credo però che da Karlsruhe arriverà un giudizio contrario al Piano anche perché questo metterebbe almeno a disagio il Parlamento tedesco che si è già – tra l’altro – espresso. Resta però da fare una considerazione importante sull’accaduto. L’attenzione di tutti è volta al caso tedesco che di fatto si è ripetuto almeno nella finalità, ma allo stesso tempo si potrebbe ripetere così anche in altri paesi dell’Euro Zona.
In sintesi, questo fatto, seppur originato da promotori euroscettici si delineerà entro il perimetro del sistema europeo che oggi contempla (più di quel che si dice e si fa) le singole espressioni nazionali. Questo con buona pace dei “sovranisti (entusiasti) europei” che vedono sempre una Unione Europea ben diversa da quella che hanno contribuito a costruire sino ad oggi.