12,4 milioni di turisti in meno e (conseguenti) 9,7 miliardi di euro di mancati incassi, nonché 9 mila posti di lavoro a rischio, sono le stime fatte dall’Istituto Demoskopika per il periodo dicembre 2020 – marzo 2021. Tanto ha pesato e peserà ancora il mancato avvio della stagione invernale e non stiamo parlando della sola mancata apertura dello scorso fine settimana, bensì dell’intero periodo.
Come abbiamo potuto appurare nel corso dell’incontro di lunedì con il Ministro Garavaglia i danni per il settore, però, rischiano di essere ancora di più se si considerano i costi non comprimibili a cui stazioni sciistiche e operatori devono far fronte al di là dell’attività. In particolare, come sottolineato dalle rappresentanze delle società di impianti a fune, il danno è ancor maggiore se si pensa alle spese fatte per preparare la prospettata (e mancata) ripartenza.
Quel che resta sul tavolo oggi è la viva apprensione per il prossimo Decreto c.d. “Ristori 5” che dovrà dare delle concrete risposte al settore Montagna nel suo insieme.
Perché la filiera della “neve” possa sopravvivere, infatti, non dovranno essere dimenticate anche quelle realtà dipendenti dalle località in cui insistono i comprensori sciistici. Alberghi, servizi, locali commerciali, seconde case, etc. sono spesso maggiormente presenti nelle altre località limitrofe della vallata di riferimento. Anche questa è Montagna!
Altro aspetto, altra priorità, sarà quella di dare sostegno a quanti sono a casa da più di un anno senza la prospettiva – oggi – di percepire alcun reddito a fronte della mancata assunzione stagionale. Allargare le maglie della Naspi rappresenterebbe sicuramente una buona misura compensativa, ma occorrerà pensare anche ai redditi mancanti da ottobre/novembre in avanti.
Il lavoro da fare è tanto e al di là delle colorazioni, a cui ci ha abituato il Covid-19, di ROSSO non c’è soltanto la zona, ma soprattutto il portafogli.