Lo so, sono in tanti a storcere il naso. Lo so, Speranza, Lamorgese e Di Maio andavano cambiati. Ma come ci insegna la storia sappiamo benissimo che nessuno sarà mai contento. Nel complesso la situazione che si è delineata dopo la crisi “al buio” promossa da Renzi (e altri soggetti di primissimo livello, ma rimasti nell’ombra durante tutti i passaggi) era piuttosto complessa. Il voto sarebbe stata la via maestra, ma in questa democrazia parlamentare in cui la figura del Presidente della Repubblica riveste un ruolo centrale, le cose vanno sempre diversamente da quello che dovrebbe essere.
Per questo motivo, non sono stupito, né deluso in toto da questo Governo ed anzi sono molto contento, non soltanto per tre persone valide che conosco quali Giancarlo Giorgetti, Erika Stefani e Massimo Garavaglia, bensì anche per ministri quali la Cartabia, Giovannini, Franco ed anche il sottosegretario alla presidenza Garofoli (che ho conosciuto durante le trattative per l’Accordo fiscale del 2018).
Un Governo però che non vedo, almeno oggi, di lungo respiro sino a fine legislatura. Credo piuttosto che questa rappresenti una soluzione allo stallo attuale. Sì, una scelta più funzionale a gestire al meglio i prossimi passi finanziari con l’Europa (Recovery Plan in testa), l’elezione del prossimo Capo dello Stato (con Draghi, oggi, candidato naturale) e dunque poi le elezioni per il rinnovo del Parlamento.
Non mi aspettavo nulla di più e forse è molto meglio così.