Non ho mai negato le mie simpatie per il Partito Repubblicano. Ma certo non mi straccerò le vesti per la sconfitta di Trump, né sono andato in giro come mascherine brandizzate. Vedremo cosa succederà con la querelle dei riconteggi, ma credo che poco cambi e The Real Donald Trump purtroppo abbia perso.
Credo che se non ci fosse stato il Covid-19 le elezioni USA sarebbero andate diversamente, ma la realtà dei fatti è questa. Vedendo l’andamento del voto e soprattutto l’assegnazione dei “grandi elettori” però, è bene dire che non è assolutamente vero che l’America in massa è andata a votare contro Trump. Anzi, l’America reale ha votato l’uomo, la politica e le convinzioni di Trump così come tipicamente accade. Le due periferie hanno preferito Biden e la sua moderazione.
E’ stata forse la moderazione di Biden che ha contribuito a convincere tanti big dell’area repubblicana (McCain e Romney su tutti) a preferirlo al vulcanico Trump che, nella sua più reale e realistica forma, è andato dritto da solo dimenticandosi di un partito che non ha mai realmente conquistato, se non nella sua base più autentica. Ma così non basta, soprattutto in situazioni come quella del Covid-19.
La paura dell’emergenza sanitaria ha vinto sulla paura per la sicurezza interna.
Resto ovviamente (e banalmente) stupito delle reazioni di casa nostra. Come sempre accade c’è chi tifa per la vittoria di Biden come se fosse sua o come se costui non aspettasse altro che un segno, un gesto da parte nostra. La verità, bellezze, è che al di là del mare non hanno bisogno di questi gesti, bensì di cose concrete. Perché in fin dei conti gli USA sono concreti sia dal lato DEM che dal lato REP. Meglio spiegarlo a Di Maio, Zingaretti, Gentiloni e soci vari.
Quel che resta davvero sul tavolo è la questione Cinese e il rapporto con il mondo arabo. Trump è stato criticato in ogni modo però si è concentrato, nel pieno stile di chi guarda prima di tutto gli interessi veri di casa propria e della sua gente, sulla questione commerciale a discapito della leadership politica internazionale su cui invece il suo predecessore fece non pochi danni. Non mi convincerete mai, ma al di là delle parole il Nobel Obama di danni ne ha fatti molti a partire dalla primavera araba, le cui conseguenze le stiamo ancora patendo, NOI!
Speriamo che Biden non ripeta la politica estera di Obama e speriamo soprattutto che a gennaio il Senato resti in mani repubblicane per controbilanciare quell’area dei DEM più radicale e più aperta ad un interventismo internazionale che ha prima di tutto destabilizzato i confini del nostro Sud Europa.