Il deposito della richiesta di concordato in bianco da parte della Shiloh Industries di Verrès pone nuovamente l’attenzione sulla crisi, non soltanto del settore automotive, bensì per quel che riguarda la Valle dell’industria locale. Per molti le passate politiche di generoso sostegno a favore dell’insediamento di stabilimenti industriali nella Bassa Valle fa storcere il naso, ma questo non deve trarre in inganno.
Qualcuno, giustamente, sottolinea l’importanza di porre le imprese turistiche al centro delle politiche di sostegno ed aiuto allo sviluppo, soprattutto in questa fase, e su questo mi si trova da sempre d’accordo. Ma dobbiamo stare molto attenti a non dimenticarci del fatto che un buon sistema economico e produttivo su base locale si regge e si sviluppa soprattutto grazie ad un giusto mix di realtà produttive e servizi.
Non si vive di soli servizi, ma allo stesso tempo non possiamo pensare di riproporre i modelli industriali dei tempi che furono.
La crisi dell’industria in Bassa Valle è stata sicuramente trainata prima dalla crisi dell’Olivetti e poi da quella del settore dell’auto (vedi Fiat), ma anche dal fatto che ad oggi manchi una chiara strategia di attrazione agli insediamenti ovvero anche una definita scelta della vera vocazione industriale che la Bassa potrebbe/dovrebbe avere.
Il futuro del nostro sistema economico, non può essere quindi fatto di un solo settore, bensì il frutto di un buon mix tra settori che possono (devono) convivere e che soprattutto devono caratterizzare fortemente le zone di inserimento e sviluppo.
Come ci insegnano altre realtà alpine (Svizzera, Haute-Savoie, Liechtenstein, etc.), sì, è possibile per la piccola industria manifatturiera (e meccanica) insediarsi nel centro Valle, così come il resto della Valle deve e dovrà puntare fortemente sul turismo (e annessi servizi), sia esso di alta qualità o slow per sviluppo e clientela di riferimento.