La crisi del settembre 2008 era nata da fattori principalmente finanziari ed aveva colpito direttamente il mondo bancario e finanziario con la stretta sul credito, i collegamenti internazionali con la chiusura e la diminuzione di linee di trasporto merci e persone (pensiamo all’impatto sul settore dei trasporti aerei) ed in generale sull’economia mondiale, che di colpo rallentò bruscamente causando fallimenti e chiusure di realtà anche storiche.
Quanto sta succedendo oggi è molto diverso perché la crisi è di fatto indotta da un nemico ben più subdolo dei subprime, invisibile per definizione, un virus che si sta combattendo con misure sanitarie e comportamentali che vietano spostamenti, collegamenti e vendite o produzione in genere. La crisi non nasce da fattori economici, bensì fattori terzi (sanitari) colpiscono la società e quindi la sua economia.
Questa differenza, per nulla banale come potrebbe sembrare, impone una seria riflessione su quanto vedremo nel prossimo breve termine ed in particolare quanto questa crisi colpirà maggiormente la nostra economia reale.
Perché dico questo? Cerco di semplificare. Dal 2008 ad oggi ogni momento di crisi ci fa alzare il naso all’insù per guardare come vanno le borse ed i mercati. Più, meno, rosso, verde, etc. Ma se consideriamo, ad esempio, Borsa Italiana, la maggioranza (per livello di capitalizzazione) delle masse movimentate è costituita da titoli bancari, ENEL ed ENI. Tre realtà importantissime, ma che non rappresentano le micro, piccole e medie realtà che costituiscono l’economia reale del sistema Italia. Insomma proprio quello che oggi rischia di più!
L’economia Valdostana è caratterizzata da realtà produttive e commerciali tipicamente “micro”. Proprio per questo motivo sarà fondamentale sostenere queste realtà più di altre, per non ripetere misure già adottate per quanto avvenuto nel 2008 e nel 2015, con l’ultima forte stretta creditizia. Quelle erano situazioni già ben diverse tra loro e sicuramente differenti da quella di oggi.